Ma che cos’è lo yoga? E’ spiegato in realtà in termini differenti, a seconda dei testi. Ma in qualsiasi forma lo si voglia spiegare, il concetto centrale rimane lo stesso. Secondo Brahmananda il sole e la luna sono come Prana e Apana, la cui unione è Pranayama, che è dunque il significato di Hata Yoga. La conquista di Vayu è dunque l’essenza dell’Hata yoga.
Si ritiene che questo tipo di yoga sia stato introdotto in India dai Nath. Lo Hata yoga Pradipika afferma che il mistero di questo yoga è noto solo a Matsyendra Nath e Goraksa Nath. Brahmananda aggiunge il nome di Jalandhara, Bhartrhari e Gopichand, tutti appartenuti all’ordine dei Nath. Sembra quindi che Goraksa, o forse prima ancora Matsyendra, furono i primi precettori dello Hata Yoga. E questo si può collegare al detto: “poiché tutta la conoscenza si deve dire che proviene dal Supremo Signore” (HataYoga Pr.1-1)
Il principio generale da cui procedono pare essere la ricognizione delle diverse gradazioni di Materia, partendo dalla più densa, che si mostra ai nostri sensi nella condizione di veglia, fino alla più rarefatta e sottile, a cui si giunge eventualmente al termine dello stato di Samprajnata Samadhi, con il cosiddetto Sasmita Samadhi. Questo in lessico Sankhya.
La coscienza del sé individuale, invischiata nella materia più densa, è in realtà identica alla Coscienza Universale del Mondo – anzi – alla Coscienza Assoluta stessa. Dunque le limitazioni devono essere accuratamente rimosse. Gli Hatha Yogi insegnano che l’unico modo sicuro e veloce di trascendere le limitazioni è quello di risalire, controllando il Vayu, da un piano ad un altro fino a raggiunge l’unione Spirito-Materia del piano più elevato, che si manifesta nella cosiddetta corona del Loto dai Mille Petali (Sahastradalakamala). Le limitazioni sovrapposte sono prodotte dall’impulso creativo del Signore Supremo nella Materia.