Meditazione del Corpo Cosmico attraverso i Cinque Elementi secondo la dottrina di Gorakhnath.

Fondamenti tradizionali degli esercizi di Meditazione nella tradizione di Gorakhnath. Meditazione del Corpo Cosmico attraverso i Cinque Elementi (Pancha Mahabhuta)

Pancha Mahabhuta cinque elementi cinque sensi yoga

Questo articolo è tratto dagli appunti del Seminario “La Via dei Siddha” (2018, 2023) di Yogini Udai Nath. Con questo breve riassunto delle dottrine di Gorakhnath si intende introdurre gli esercizi proposti nel percorso di Meditazione, che seguono ed elaborano questa dottrina tradizionale dello Yoga.

Uno Yogi che ha compreso il mistero della Presenza di Shiva, vede la Maha Sakti di Siva in tutti i variegati fenomeni di questo universo fisico. Quindi osserva e riconosce questo mondo come il corpo Divino, che può essere percepito con i sensi fisici. Lo Yogi sente, vive e si muove e pone il suo essere nel Corpo Divino, che non è mai alienato da Lui, nello stato di veglia o di sogno o di sonno non è mani disconnesso da Lui. Tutti i fenomeni del mondo, tutti gli ordini di esistenze, tutte le circostanze piacevoli e spiacevoli sono sacre per lui, perché appartengono al Corpo divino, perché sono espressioni di Siva-Sakti.

La concezione metafisica non duale dei Siddha yogi, parte dalla percezione dell’universo fisico come il Corpo Cosmico di Siva. Attraverso la meditazione dei Cinque Elementi (Pancha Mahabhuta) come espressioni di emanazione progressiva della Shakti dall’Unità primordiale indissolubile, la manifestazione si libera dalla dualità, per essere riassorbita nella meditazione dell’Unità dell’esistente, come espressione di pura Coscienza, che si manifesta nei Cinque Sensi del Purusha cosmico. Questa meditazione è perciò raccomandata da Adi Nath stesso (Shiva) come fondamentale e preliminare a tutto il percorso dello Yoga, poiché purifica i sensi, e la materia che ricade come loro oggetto, da qualsiasi separazione, dualità, desiderio o conflitto. I sensi e la materia sono Shiva e Shakti, sono soggetto percepiente e oggetto della coscienza, apparente differenziati dalla continua e biunivoca espansione della coscienza. Con questa meditazione, la percezione sensoriale, che muove la mente al desiderio, all’aversione e alla dualità, è purificata, perché ogni oggetto materiale è ricondotto alla sua dimensione pura, metafisica, non duale, di puro soggetto.

L’universo così conosciuto, fisicamente e oggettivamente reale come il corpo cosmico di Shiva, è designato da Gorakhnath come Pinda (Corpo Cosmico o Maha-Sakara-Pinda). E’ Shiva stesso, che come Adya-Pinda, il Purusha Cosmico, si evolve dall’interno Se stesso, attraverso l’emanazione della Sua Shakti. L’universo è perciò manifestazione della Maha-Sakti di Shiva.

Sebbene dobbiamo descrivere il dispiegarsi della Sakti in termini di successione temporale e di sviluppo, il dato temporale empirico non esiste realmente sul piano spirituale e non condiziona l’espansione e il risveglio di Sakti nella natura di Siva. Ogni fase dello sviluppo di Sakti è “vilasa” di Siva (esperienza, godimento personale) ed è eterna. La nascita di Siva come Pinda (Corpo cosmico) non è un fenomeno temporale. Quanto è descritto come stadio successivo non rappresenta il superamento delle fasi precedenti o la loro distruzione. Questo universo “in espansione” è costantemente pervaso da questa dinamica, ininterrotta, senza inizio e senza fine.

Quello che vedremo nella sequenza della “nascita del corpo cosmico”, e che impariamo visualizzare nella Meditazione è esattamente il qui e ora, il corpo fisico e “metafisico” dell’essere, nella condizione umana, come in tutta la percezione del cosmo. Tutto questo è presente, e sta allo yogi esercitarsi nella meditazione e nell’osservazione attiva. Quindi questa metafisica è una “tecnica” di meditazione. E’ una mappa del processo di auto-riconoscimento, di identificazione del proprio con il corpo cosmico e con esso, nella Persona di Shiva, il Supremo.

Questo percorso di meditazione è stato elaborato in modo da renderlo fruibile e di immediata esecuzione per tutti i praticanti che desiderino farne esperienza. Di seguito, è riportata la descrizione dei Cinque Mahabhuta, come tramandata da Gorakhnath nei testi a Lui attribuiti, sui quali si è formulata la tecnica degli esercizi di meditazione proposti. Questa descrizione ha perciò uno scopo puramente documentale.


I cinque elementi o Mahabhuta.

Da Adya-Pinda evolve Maha-Akasa (Etere),
da Maha-Akasa evolve Maha-Vayu (Aria),
da Maha-Vayu evolve Maha-Tejas (Fuoco),
da Maha-Tejas evolve Mahda-Salila (Acqua),
da Maha-Salila evolve Maha-Prithwi (Terra).

Questi Maha Bhuta, o grandi elementi, sono costitutivi del corpo cosmico, dotato di elementi costitutivi assoluti, puri (Maha), e di relativi sensi o organi percettivi. Oggetto e percezione sono perciò entrambi fenomeni della Coscienza cosmica, la materia stessa del cosmo è quindi Coscienza, perché i suoi elementi sottili sono di fatto i suoi organi sensoriali. I sensi si riconoscono perciò “puri” in quanto determinazioni coscienti della materia, e la materia è pura espressione fenomenologica dei sensi del Purusha Cosmico.

Akasa è il superiore e il più sottile di questi elementi fisici e si evolve direttamente dal corpo cosmico psico-spirituale di Shiva, l’Adya-Pinda (Purusha).

L’Adya-Pinda interiormente pervade, anima, armonizza e organizza tutti gli elementi e costituisce al di fuori di essi la natura fisica grossolana (sthula parthiva jagat), comprensiva dell’insieme apparentemente inorganico degli oggetti materiali e dei corpi fisici organici. Questo mondo fisico è chiamato Pancabhoutika-Jagat (il mondo costituito da cinque elementi originali) o semplicemente Parthiva-Jagat (il mondo fatto di Prithwi, poiché Prithwi comprende tutti gli elementi fisici). Questo è concepito da gli Yogi come Mahà-Sakara-Pinda di Shiva-Shakti.

Gorakhnath descrive ciascuno di questi cinque Mahdbhuta o cinque Maha-tattwa fisici connotati da cinque attributi (guna).

Akasha, o Etere, è il primo Elemento il cui attributo primario è vacuità o penetrabilità. Occupa tutto lo spazio, contiene tutte le realtà più grossolane esistenti o potenziali, che muovendosi liberamente al suo interno, svolgono il loro compito senza incontrare resistenza. È una condizione di non-resistenza. Quando tutte le realtà fisiche scompaiono dallo spazio, rimane l’Akasa, e quando le cose visibili o tangibili sono percepite come occupanti qualsiasi porzione di spazio, si trovano nell’Akasha.
Il secondo attributo è la perfetta continuità. Non è divisibile in parti distinte, non può essere diviso o separato. Qualunque contenuto possa evolvere al suo interno, e qualsiasi delle forme fisiche dell’Energia Divina possa manifestarsi al suo interno, in quanto Spazio, pervade qualsiasi forma, a prescindere dalla densità relativa, e la sua continuità non è mai interrotta.
Il terzo l’attributo è intoccabilità. Non ha alcuna tangibile proprietà. Sebbene sia il contenitore di tutte le altre realtà fisiche che si evolvono da e dentro di esso, non viene toccato da esse, non è influenzato da i cambiamenti che hanno luogo negli oggetti particolari.
Il quarto attributo è descritto come nila-varnatwa, che letteralmente significa colorazione blu.

Di solito parliamo del cielo o spazio in termini di colore blu (nila-akasa). Ma questo blu in realtà significa mancanza di colore, poiché Akasha non ha alcuna proprietà visibile. I colori sono aspetti particolari della luce e la luce si evolve da Akasha e non può mostrare Akasa in un colore particolare. Akasa rimane sempre sullo sfondo, e non diventa mai oggetto di percezione visibile. Il colore blu, come connotazione simbolica dello spazio, è la sua percezione qualitativa, quella con cui si può meditare l’Akasha, e si possono stabilire relazioni qualitative con i fenomeni dell’esperienza (fisica, psichica e spirituale) che all’Akasha si collegano.

Il quinto attributo di Akasa è menzionato come Sabda-twa (la qualità del suono). In tutti i sistemi di filosofia indiani, Sabda (suono) è considerato come la qualità essenziale (guna) dell’Akasa. Questo non è un suono particolare, ma la possibilità di tutti i suoni. Si riconoscono quattro stadi di evoluzione del suono, cioè Para, Pasyanti, Madhyam e Vaikhari.

Di questi, Vaikhari è la forma più grossolana di suono, e solo questo è udibile al senso dell’udito. Madhyama, Pasyanti e Para sono gradualmente forme più sottili del suono. Il suono nella forma più sottile, come un continuo ininterrotto non causato Maha-Nada, l’origine di tutti i suoni particolari, appartiene al natura essenziale dell’Akasha.

Da questo Corpo Etereo si evolve Maha-Vayu, l’aria, o il vento, che rappresenta il secondo stadio della manifestazione fisica di Shiva-Sakti nell’ordine cosmico. La connotazione primaria di Vayu è il movimento. Questo non solo implica il passaggio da una zona dello spazio a un’altra, ma tutte le forme di agitazione, vibrazione, onda e movimento. Quando un movimento appare nel piano perfettamente calmo e tranquillo di Mahakasa, indica un nuovo sviluppo, la nascita di un nuovo elemento fisico, e questo elemento è Maha-Vayu. Non solo possiede la qualità del movimento, ma anche la qualità di causare movimento (sancalana). È dotato della proprietà di agire come forza causale del movimento in corpi apparentemente inerti. Tutti movimenti, tutte le onde e le agitazioni, tutti i cambiamenti fisici, chimici ed elettrici e biologici, tutte le integrazioni e disintegrazioni della materia, che sperimentiamo in natura, sono operarti Maha-Vayu, che evolve da e dentro Mahakasa, lo spazio etereo.

A differenza dell’Akasha, Maha-Vayu è Sparsa, è percepibile al senso del tatto, e a questo elemento appartiene il senso del tatto. Questa proprietà tattile di Maha-Vayu non implica che sia percepito dal nostro senso grossolano del tatto. Nessuno degli elementi originali (bhuta o tattwa) è direttamente percepibile dai sensi, si tratta delle parti costitutive degli oggetti dei sensi, che ne erediteranno le qualità percepite. Quindi ognuno di questi elementi originali possiede una qualità sensoriale, che viene ad abitare e agire nel mondo sensibile. Vayu è collegato al senso del tatto, e le nostre sensazioni tattili sono considerate come correlate a Vayu.
La qualità visiva è descritta come Dhumra-varna-twa, che significa letteralmente color fumo.

Da Maha-Vayu si evolve il Maha-Tejas, l’elemento igneo e luminoso o del fuoco, nel Corpo Cosmico di Shiva-Sakti. Anche Maha-Tejas è descritto come in possesso di cinque attributi essenziali, cioè Dahakatwa, Pacakatwa, Ushnatwa, Prakasatwa e Rakta-varnatwa.

Dahakatwa significa la qualità del bruciare o della combustione, che tende a distruggere la coesione tra i costituenti dei corpi materiali più grossolani e ridurli nei loro elementi ingredienti. Pacakatwa significa la qualità dell’assimilazione o trasformazione delle cose materiali, in modo far emergere caratteristiche apparentemente nuove. È attraverso l’azione di Tejas o di Agni che i corpi viventi digeriscono il loro cibo e convertono gli oggetti materiali che consumano in tessuti viventi e forze vitali. È Tejas o Agni presente nei corpi viventi che ne determina le trasformazioni. E’ Tejas che nel cuocere l’argilla ne conferisce il colore e la durezza. Tutti questi elementi sono citati come esempi del Pacakatwa-guna di Agni. Ushnatwa significa calore e Prakasatwa significa luce. Questi sono i due attributi fondamentali di Tejas, proprio come Sancara e Sancalana (movimento e causa del movimento) sono gli attributi fondamentali di Vayu, da cui Tejas evolve. Come Mahakasa e Maha-Vayu, Maha-Tejas è onnipervadente. Sole, stelle e fuoco sono manifestazioni specifiche di Maha-Tejas, come la folgore dei lampi. Mentre i movimenti che li agitano sono le espressioni di Maha-Vayu, calore, luce, bruciare, trasformare, ecc., sono espressioni fenomeniche di Maha-Tejas, evolute dal movimento o dalla vibrazione, che è la caratteristica principale di Maha-Vayu. Tutto sta accadendo nello spazio di Maha-Akasha. Maha-Tejas è inoltre descritto come dotato Rakta-Varna, di colore rosso. Tutti i colori si evolvono dal Rosso, e il senso della vista si evolve da Maha Tejas.

Da Maha-Tejas si evolve il Maha-Salila (acqua) del Corpo Cosmico di Shiva. I cinque guna di Maha-Salila sono descritti come Pravaha, Apydyana, Drava, Rasa e Sweta-varnatwa. Pravaha significa ciò che scorre ininterrottamente. Apydyana significa fertile o fecondo. Drava significa fluidità. Rasa significa sapore, Sweta-varnatwj significa di colore bianco. Dal Maha-Tejas si compie un raffreddamento o una condensazione per effetto del calore, che si manifesta nell’apparire di Maha-Salila, l’acqua, che evolve in qualità adatte alla crescita di vari ordini di corpi viventi individuali (Vyasti-Pindas). Ultimo stadio del processo di auto-manifestazione di Shiva-Sakti come organismo cosmico, evolve Maha Prithwi. Maha-Prithwi, la terra, è dotata di cinque guna; vale a dire, Sthulata, Nanakarata, Kathinya, Gandha e Pita-varnatwa. Sthulata significa grossolanità. Questo è il più grossolano e condensato grado di manifestazione fisica di Shiva-Sakti, gli altri quattro essendo relativamente più sottile di questo. Nanakarata significa multiformità, la qualità di assumere varie forme e dimensioni. Kathinya significa solidità. Gandha significa odore, la qualità di essere oggetto dell’olfatto. Pita-Varnatwa significa colore giallo.

Queste sono le caratteristiche specifiche del più grossolano dei cinque costituenti finali del universo fisico, che è concepito come il Maha Sakhra-Pinda di Shiva- Shakti. Questo è lo Sthula-Murti di Shiva-Sakti.

Gorakhnath scrive, chiosando la descrizione dei cinque Mahabhuta:
Questi sono i cinque elementi del Mahasakarapinda e le sue venticinque qualità.
“Questo è Shiva stesso” (sa eva Shiva).

Quindi, da Shiva, proviene Bhairava, da Bhairava Srikantha, da SriKantha Sadashiva, da Sadashiva Iswara, da Iswara Rudra, da Rudra Vishnu, da Vishnu emerge Brahma. Questi otto dei superiori corrispondono alla discesa di Shiva nel corpo individuale. Il corpo che nasce dall’utero è detto infine Garbha Pinda (il corpo nato dal grembo).

Fonti bibliografiche:
Gorakh Sataka
Gorakh Vachana Sangraha
Siddha Siddhanta Paddhati
Adi Nath Kechari Vidya
Philosophy of Gorakhnath di A.K.Banerjea


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