Fuoco Sacro

Fuoco Sacro. Conoscenza iniziatica e rituale nel mondo vedico. Seminario e Workshop di poesia sacra. 25-27 Aprile 2025

Conoscenza iniziatica e rituale nel mondo vedico.
Letture e commento dal Satapatha Bramana, Agni Rahasya, liturgia ed esoterismo del Fuoco Sacro.
Natura, magia e poesia negli inni vedici. Lettura degli inni del Rig veda. Esperienze di ispirazione e creazione poetica.
Cerimonia dell’Hawan, Satsang e Meditazione intorno al fuoco. Meditazione guidata.
25 – 27 Aprile 2025

Il mondo rituale vedico, esposto e concluso attorno al Fuoco Sacro, rivela l’ambigua e sfuggente natura di Enigma della personalità divina: chi è Dio? Analogamente, l’enigma è il sentiero misterico, dove sono prescritti atti teurgici, imitativi della azione creatrice e distruttrice del Dio, che manifestano la visione diretta del Mistero e dell’Enigma divino. Con queste azioni “si fa ciò che fecero gli Dei”, portando gli officianti alla dimensione in cui l’universo accade, gli dei accadono, il mistero si compie. Il sacerdote evoca il mistero nella dimensione della Teurgia, così il rito, il fuoco, il sacerdote, l’iniziato, divengono parte attiva della segreta natura trascendente del cosmo. Questi misteri, in gran parte perduti, possono essere comunque ri-conosciuti allo scopo di comprendere effettivamente la dimensione segreta e diretta che è stata (ed è) la via iniziatica. Senza comprendere questa dimensione operativa qualsiasi denominazione o formula ricade nella dimensione essoterica, fideistica e duale.

In questo senso il rituale vedico rappresenta il primo e più elaborato campo di indagine, il laboratorio e il territorio di ricerca privilegiato, dove la conoscenza vedica aveva sistematizzato tutto il mondo conoscibile e si è interrogata sperimentalmente, sul campo stesso, sul ruolo del conoscitore-attore dell’azione rituale.

L’inno al Puruṣa (Ṛg-veda X, 90), descrive lo spirito supremo concepito come la Persona o l’Essere (Puruṣa), nato all’inizio e costituito da “qualunque cosa sia stata e qualunque cosa sarà”, la creazione dell’universo visibile e invisibile è rappresentata come originata da un sacrificio (yajña) in cui “tutto è offerto”, in cui lo stesso Puruṣa è il materiale di offerta oppure, come si potrebbe dire, la vittima.
Prajàpati, nei Brahmana prende il posto del Purusa, l’uomo universale, o Personalità universale, e viene offerto di nuovo in ogni sacrificio; e poiché lo stesso smembramento del Signore delle Creature, avvenuto in quel sacrificio archetipico, era di per sé la creazione dell’universo, così ogni sacrificio è anche una ripetizione di quel primo atto creativo. Così il sacrificio periodico non è altro che una rappresentazione microcosmica della distruzione e del rinnovamento ininterrotti di tutta la vita e la materia cosmica.

Offrendo il proprio sé in sacrificio, Prajàpati viene smembrato; e tutte quelle sue membra separate e le sue facoltà vengono a formare l’universo, tutto ciò che esiste, dagli Dei e gli Asura, fino al verme, al filo d’erba e alla più piccola particella di materia inerte. Il sacrificio è richiesto per ricostruire il Signore smembrato nelle Creature e restaurarlo in modo da consentirgli di offrirsi ancora e ancora e rinnovare l’universo, e quindi mantenere la rivoluzione ininterrotta del tempo e della materia.

Le operazioni sacrificali sono la restaurazione del Signore smembrato delle Creature e la ricostruzione del Tutto, tra cui, la costruzione del grande altare è la più formidabile e adattata a questo grande scopo simbolico. La grandezza stessa della struttura, anzi, la sua estensione praticamente illimitata, unita all’immenso numero di singoli oggetti – per lo più mattoni di vario genere – di cui è composta, non può che offrire condizioni sufficientemente favorevoli per escogitare quello che potrebbe sembrare un algoritmo simbolico dell’universo visibile. Il nome stesso “Agni”, con il quale viene invariabilmente designato l’altare del fuoco, indica fin dall’inizio un’identificazione di importanza fondamentale: quella di Prajàpati con Agni, il dio del fuoco, e il sacrificio. Come Prajàpati è il sacrificio, così Agni è il divino sacrificatore, il sacerdote del sacrificio. Da qui la triade che si verifica costantemente: Prajàpati, Agni e (l’umano) Sacrificatore.

Agni è sia il padre che il figlio di Prajàpati: “poiché Prajàpati ha creato Agni, è il padre di Agni; e poiché Agni lo ha restaurato, Agni è suo padre”. Questo Mistero, in cui il divino deve rinascere morire per mano di uno strumento articolato come il rituale è l’argomento teologico e liturgico dei Brahmana, che indagano il Mistero attraverso la meditazione delle azioni rituali e ritualizzate. In particolare, l’Agni Rahasya (decimo libro del Satapatha Brahmana) è un testo esoterico, Rahasya sta a indicare la conoscenza segreta, quella che nemmeno il testo può interamente svelare, ma alludere, per enigmi. E’ il testo esoterico per eccellenza, che si esprime con l’allegoria. Allegorico è un discorso che pur essendo valido anche alla lettera, è comunque inteso per rappresentare un contenuto astratto, non dicibile che per un’immagine allegorica, che la figura o la narrazione raccontano attraverso un soggetto riconoscibile, di solito canonico. Così è per il Rahasya, che prosegue raccontando come il Sacrificio primigenio scaturisse dalla mente e poi si sia manifestato con la parola, poi nel respiro, poi con l’occhio, vedendolo, e con l’orecchio, ascoltandolo, e infine con il lavoro e solo in ultimo e concreto oggetto, nel fuoco. Ma enigmaticamente conclude che solo nella Conoscenza questo mistero è davvero compiuto.

Il Seminario si svolgerà dal 25 al 27 Aprile 2025 dalle ore 9 alle ore 18 circa a Pesaro, Centro Satsang, via Togliatti 20 e su Zoom.
Le giornate del 25 e 26 saranno dedicate principalmente al seminario, introduzione, lettura e commento delle scritture vediche. La giornata di domenica 27 sarà dedicata alla meditazione e alla scrittura creativa.
Il costo dell’intero seminario è di 200 euro.

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