Gorakhnath fa una ricostruzione virtuale dei passaggi graduali della manifestazione della Shakti. Il primo stato è Pura Volontà, Iccha, eternamente presente nell’assoluto e indistinguibile dall’assoluto stesso. Il secondo stadio è una pulsazione sottile, dovuta all’energia stessa, dà origine alla Para Shakti, la Suprema. Il terzo stadio caratterizzato dalla vibrazione, dà luogo all’apara Shakti, la vibrazione è quindi la shakti ma con una caratteristica di differenziazione dall’immobilità primordiale, e perciò è detta A-para, non suprema. Quindi la Sukshma shakti, la shakti del corpo sottile, il corpo sottile cosmico, ha origine dalla vibrazione precedente. Dalla sottile, emerge infine Kundalini, che è della natura della consapevolezza, sensazione e volontà. Gorakh dice che uno yogi non può dirsi tale se non ha conosciuto prima il corpo, con “le nove porte e i centri (Chakra), le sedici basi (adhdra), i 300000 canali (nadi), le cinque guaine (vyoma). Come può ottenere la perfezione lo Yogi che non conosce il proprio corpo come una casa sostenuta da una colonna, con nove porte, presieduta da cinque divinità tutelari?” Nel Siddha Siddhanata Paddhati sono elencati e descritti nove Chakra che realizzano l’ascesa dell’energia disposta nel corpo vivente (Kundalini) nella sua dimensione trascendente, secondo un modello originale, più antico e strettamente esoterico, rispetto a quello popolarizzato dalle scritture tantriche importate in occidente nel secolo scorso. Questa espressione della meditazione dei Centri è fortemente orientata alla percezione sottile del corpo, e a promuove e sostenere il livello più elevato della meditazione, che si risolve nella liberazione, ovvero nella realizzazione della identità di Shiva Shakti, l’unità suprema. Kundalini, che è la forma della Shakti, o manifestazione del divino, che è incarnata nei corpi viventi, risale per sua natura la colonna centrale attraverso le forme del suo stesso divenire, per ricongiungersi alla sua Origine divina, Dio stesso, Shiva, da cui è emanata (senza una vera e propria differenziazione, piuttosto come una espansione dell’energia stessa) in un movimento indipendente e spontaneo. Queste meditazioni hanno il potere di offrire una esperienza vivida, sensoriale e vibrante della “risalita” e della natura non duale, divina e immanente della presenza di Dio nella forma del corpo vivente.
Fondamenti tradizionali degli esercizi di Meditazione nella tradizione di Gorakhnath. Meditazione di Kundalini attraverso i Nove Chakra.
Questo articolo è tratto dagli appunti del Seminario “La Via dei Siddha” (2018, 2023) di Yogini Udai Nath. Con questo breve riassunto delle dottrine di Gorakhnath si intende introdurre gli esercizi proposti nel percorso di Meditazione, che seguono ed elaborano questa dottrina tradizionale dello Yoga.
Secondo la dottrina dei Nath, Adinath, Shiva, è il principio supremo (Param Pada) insieme alla sua Shakti o energia, controparte femminile. Quindi la dottrina dei Nath si fonda sulla contemplazione della diade o coppia divina – considerata uguale nelle sue parti e perfettamente identica in essenza e sostanza. Shakti è una sola cosa con Shiva: e questa è la condizione della divinità, lo stato non duale. Perciò è detta Nijashakti, innata. E’ la sua stessa energia , che non è personificata, ma è la sua stessa energia come di un essere, di un fenomeno, possiamo osservare la sua energia intrinseca.
All’origine esisteva solo il Brahman immanifesto, Anama, senza nome. Non c’era distinzione tra Shiva e Shakti, tra unità e molteplicità, o tra essere e divenire. Dunque all’inizio non vi era manifestazione né non manifestazione.
Questo essere primordiale, senza inizio né fine, nella tradizione Nath, è identificato con Shiva. La sua Volontà è detta Nija Shakti, la cui natura pervade Dharma e Adharma, ciò che esiste come ciò che non esiste. Essa è Pura Volontà, Iccha.
Lo stesso Anda (cosmo o uovo) come il Pinda (corpo) sono espressioni della Shakti. Il Pinda stesso è Shakti. Pinda significa, letteralmente, una palla o un uovo. Questo uovo è l’uovo cosmico o il Macrocosmo, e anche l’uovo microcosmico o l’essere umano. Ha sei forme, chiamate in questo testo: Para (Suprema), Anadi (senza origine), Adi (origine), Mahasakara (grande corpo), Prakrita (corpo naturale) e Garbha (corpo nato nell’utero).
Gorakhnath fa una ricostruzione virtuale dei passaggi graduali della manifestazione della Shakti. Il primo stato è Pura Volontà, Iccha, eternamente presente nell’assoluto e indistinguibile dall’assoluto stesso. Il secondo stadio è una pulsazione sottile, dovuta all’energia stessa, dà origine alla Para Shakti, la Suprema. Il terzo stadio caratterizzato dalla vibrazione, dà luogo all’apara Shakti, la vibrazione è quindi la shakti ma con una caratteristica di differenziazione dall’immobilità primordiale, e perciò è detta A-para, non suprema. Quindi la Sukshma shakti, la shakti del corpo sottile, il corpo sottile cosmico, ha origine dalla vibrazione precedente. Dalla sottile, emerge infine Kundalini, che è della natura della consapevolezza, sensazione e volontà.
Gorakh dice che uno yogi non può dirsi tale se non ha conosciuto prima il corpo, con “le nove porte e i centri (Chakra), le sedici basi (adhdra), i 300000 canali (nadi), le cinque guaine (vyoma). Come può ottenere la perfezione lo Yogi che non conosce il proprio corpo come una casa sostenuta da una colonna, con nove porte, presieduta da cinque divinità tutelari?”
Nel Siddha Siddhanata Paddhati sono elencati e descritti nove Chakra che realizzano l’ascesa dell’energia disposta nel corpo vivente (Kundalini) nella sua dimensione trascendente, secondo un modello originale, più antico e strettamente esoterico, rispetto a quello popolarizzato dalle scritture tantriche importate in occidente nel secolo scorso. Questa espressione della meditazione dei Centri è fortemente orientata alla percezione sottile del corpo, e a promuove e sostenere il livello più elevato della meditazione, che si risolve nella liberazione, ovvero nella realizzazione della identità di Shiva Shakti, l’unità suprema. Kundalini, che è la forma della Shakti, o manifestazione del divino, che è incarnata nei corpi viventi, risale per sua natura la colonna centrale attraverso le forme del suo stesso divenire, per ricongiungersi alla sua Origine divina, Dio stesso, Shiva, da cui è emanata (senza una vera e propria differenziazione, piuttosto come una espansione dell’energia stessa) in un movimento indipendente e spontaneo. Queste meditazioni hanno il potere di offrire una esperienza vivida, sensoriale e vibrante della “risalita” e della natura non duale, divina e immanente della presenza di Dio nella forma del corpo vivente.
“Al Muladhara è situato il Brahma Chakra, che forma tre giri e ricorda l’organo genitale femminile. Qui è situato il Mulakanda. Qui si medita la Shakti in forma di fuoco. Qui si trova Kamarupa, che esaudisce tutti i desideri.”
Muladhara è la sede della prima manifestazione di Kundalini-Sakti dove è incarnato il Potere Divino sotto forma di Bindu. Questo Kundalini- Sakti nella forma del Bindu è la causa materiale ed efficiente del incarnazione del corpo. Nel corpo formato, la Sakti è la fonte di tutta l’energia psichica e vitale e ha la sua sede principale nel centro situato in una posizione intermedia tra la regione del retto e della regione degli organi genitali. Questo è il punto di la terminazione più bassa del midollo spinale e della Susumna Nadi. Vicino a questo si trova quello che è stato chiamato il Mula-kanda, da cui le Nadi si diffondono in tutte le direzioni. Questo è il contenitore principale dell’energia vitale, da cui il corpo vivente ha origine ed è supportato e sostenuto. Quindi è chiamato Muladhara, base, sostegno e origine.
Qui Kundalini-Sakti giace in una condizione di nescienza spirituale, in quanto non è conosciuta dalla personalità ordinaria, e qui viene risvegliata per spingere l’energia vitale (manha-pranasakti) verso l’alto nel sentiero di Sushumna (Brahma-marga). Nel Muladhara lo yogi incontra il primo Chakra che viene chiamato da Gorakhnath Brahma-Chakra (Adhdre Brahma-Cakram).
Gorakhnath descrive il Brahma-Chakra del Mulddhara di forma triangolare con l’apice verso il basso e Bindu al centro.
I tre lati possono essere designati in termini generali come Soggetto (vishayi), Oggetto (vishaya) e la relazione tra loro (sambandha). Questo triangolarità delle esperienze fenomeniche è dinamica e assume varie forme, come conoscitore, conoscibile e conoscenza, oppure soggetto agente, atto e karma (il processo del fare), godimento, oggetto di piacere, e bhoga (il godere), e così via. Tutte le dinamiche dell’esperienza vivente avvengono in questa triangolazione. Quello che viene chiamato un triangolo è un insieme di numerosi triangoli con un centro comune, che è il Bindu, il seme vitale. Questa triplicità, che a questo livello produce l’esperienza comune e duale, al perfetto conseguimento del risveglio, o Moksha, si manifesterà nella triplice Shakti: Iccha, Jnana e Kryia, dove la Dea si manifesta trascendendo i tre guna, nella sua essenziale natura triplice e creativa, al cui centro è il Supremo Signore (Tryambakam).
Sakti, di cui kundalini è una manifestazione, è trigunamayie, cioè il complesso di tre guna, vale a dire, Sattwa, Rajas e Tamas. Ma questa stessa Sakti trascende anche il tre guna, poiché nella sua natura essenziale è identica a Siva. Le evoluzioni del serpente addormentato sono quindi spesso descritte come tre e mezza, la parte incompleta rivolta al suo aspetto trascendente. A volte è descritta come se avesse otto spire, che probabilmente si riferiscono a otto stadi (unificati) di Prakriti, cioè cinque Mahabhuta più Manas, Buddhi, Ahankara. Con il risveglio spirituale, questo potere divino viene percepito in questo Chakra come un fuoco ardente o simile un lampo di luce.
Questo è anche luogo dell’unione fisica di Siva come Kameswara (il Signore dei desideri) e Kameswari (il Dea che esaudisce tutti i desideri). Si parla quindi di Kamarupa-pitha. Quando un sadhaka è concentrata in questo Chakra e medita su Siva-Sakti in questo aspetto, tutti i desideri che sorgono nella sua mente sono esauditi.
Kamarupa, è di colore rosso scuro, come il vino, ed è l’origine dell’energia sessuale come forza desiderante. La divina Shakti Kundalini, che è l’energia che distribuisce intelligenza, ricchezza, benessere, longevità, e infine liberazione risiede qui.
“Il secondo chakra è chiamato Svadishtana, nel suo centro è un lingam dal colore rosa corallo, come un giovane germoglio. Al suo interno c’è l’Oddiyana Pitha, che dà il potere di ogni attrazione”. Da notare che il nome del secondo Chakra è composto da Sva, proprio, e Sthana, sede: la sede dell’energia sessuale è propriamente questa. Qui sentiamo che è posta la nostra sensibilità, ciò che è più intimo e inalienabile. La sua funzione è attirare, ma anche la creazione di ciò che effettivamente possiamo concepire e creare dalla nostra potenza innata. E’ la potenza che si accende per sollevarsi dallo stato desiderante per divenire creativa e volitiva. Dove si manifesta la vibrazione propria, inudibile, e il potere naturale e soprannaturale di pro-creare.
“Terzo è il chakra dell’ombelico, con cinque petali, e al centro è Kundalini Shakti arrotolata. Si dice che assomigli a 10 milioni di soli dell’alba e dona tutte le siddhi, (ovvero il successo)”. Essendo il luogo del respiro, è il chankra in cui la potenza illumina attraverso il respiro tutti gli organi e le naadi, distribuendo in ogni direzione la vitalità, l’energia e il nutrimento, e la percezione unitaria dell’io vivente, che si manifesta nella luce dei sensi e delle attività motorie degli organi volontari e involontari. Da qui irradia come un sole tutta la potenza vitale che pervade l’organismo vivente.
“Il quarto chakra è il centro del cuore, Hrdayachakra, ha forma di loto con otto petali, rivolti verso il basso. In esso è un lingam di fuoco o di luce. È la sede di Hamsa-Kala, o Hamsashakti, che accorda il controllo sui sensi”.
Richiamando l’energia sessuale e il prana nel Cahkra del Cuore, si impedisce che i sensi disperdano il seme vitale in futili operazioni materiali e si quieta la volatilità del prana spinto dalle correnti contrapposte allo stato di squilibrio. Il più importante respiro vitale è il Prana, che si dice risieda nel cuore e che consiste in espirazione e ispirazione, in relazione alle lettere Ha e Sa (Hamsa).
“Con il suono ‘HA’ il jiva (sotto forma di Prana) entra, con il suono di ‘SA’ (nella forma di Apana) esce. Iogni essere vivente ripete continuamente il mantra “Hamsa, Hamsa” (io-sono, io-sono).
Il Jiva recita continuamente questo mantra, ventunomila seicento volte in un giorno e una notte.
Il Gayatri chiamato ajapa è lo strumento della liberazione dello Yogi, per il solo desiderio di recitare questo (Gayatri) egli è liberato da ogni demerito.
Una conoscenza al pari di questa, una ripetizione al pari di questa, una intuizione al pari di questa non è mai stata né sarà.
La Gayatri è scaturita dalla Kundalini e sostiene il Prana. La conoscenza del Prana è la grande conoscenza. Chi sa che questo è un adepto.” (Goraksha Sataka)
“Il quinto è il chakra della gola (kanthachakta), il punto di congiunzione di Ida e Pingala. Ida è la Luna, a sinistra, e Pingala il Sole, a destra. Nel centro è Sushumna, sui cui si deve concentrare la meditazione. Qui è Anahatakala, che accorda l’Anahatasiddhi.” Definita come la Siddhi dell’indistruttibilità, è data dalla potenza inostruita e spontanea (Anahata) che risale dal cuore, come verità e conoscenza trascendente (indistruttibile), il pensiero limpido, la parola veritiera e non condizionata, la purezza. Era indistruttibile colui i cui argomenti nel confronto spirituale erano adamantini e perfetti. Convenzionalmente denominato Vishudda Chakra, collega il cuore con la mente ordinaria, manifestando la verità e la consapevolezza del soggetto che pensa, parla e conosce.
“Sesto è il chakra Talu, o Taluchakra. Da questo punto fluisce l’Amrita. Qui si deve meditare su Vuoto, che porta a realizzare lo stato di Laya”. (Citta Laya, dissoluzione della mente).
Il sesto Chakra è descritto da Gorakhnath come situato alla radice del palato (talu-mula) e si chiama Talu-Cakra. In questo Cakra si trova il flusso continuo di ambrosia (amrita-dhara-pravaha) che proviene dal Sahasrara- Chakra. Lo yogi può immergersi in questa amrita (ambrosia) attraverso un processo appropriato di concentrazione della sua energia vitale in questo Chakra, diventando libero dalla fame e dalla sete e raggiungere l’immortalità fisica. Ma Gorakhnath istruisce il serio aspirante spirituale a concentrare l’attenzione su Sunya o il vuoto assoluto in questo Chakra, in modo che possa raggiungere lo stato di Citta-laya (la dissoluzione di la coscienza empirica).
Gorakhnath dice che nel talu-mula c’è un ghantika-linga, alla radice di cui c’è un buco molto piccolo, un vuoto perfetto, che è chiamato Sankhim-vivara oppure Dasama-dwara (decima porta). È dentro questo vuoto che l’attenzione dovrebbe essere concentrata e il Sunya dovrebbe essere profondamente meditato. Come risultato di questa meditazione, Citta si dissolverà.
“Settimo è il chakra al centro delle sopracciglia, Bhruchakra, che si dice sia l’occhio della sapienza (Jnana Netra). Si ottiene la Siddhi del cerchio delle Matrika meditando su di esso. È come la fiamma di una lampada, grande un pollice”.
Questa è davvero la luce interiore che illumina la coscienza dello yogi la cui intera attenzione si concentra su di esso. Attraverso la più profonda concentrazione lo yogi diventa tutt’uno con la luce della coscienza, che è la stessa che illumina il mondo interno come il mondo esterno. Da qui, ogni cosa diventa illuminata, essenziata di luce. Inoltre, dice Gorakhnath, ottiene la Vak-Siddhi: qualunque cosa egli dica si avvera. Tutto il suo essere diventa Verità e anche delle sue espressioni riflettono spontaneamente la verità.
“L’ottavo chakra è il Nirvana Chakra, situato al Brahmarandhra, grande come la punta di uno spillo. È da meditare come il colore di un filo di fumo (viola). Se si medita su questo centro si ottiene la liberazione.”
L’ottavo Chakra è chiamato da Gorakhnath Nirvana-Cakra, ed è situato nel Brahma-randhra. Qui è la realizzazione dello Spirito Infinito ed Eterno (Brahman). La coscienza individuale è in questo piano confluita nella Trascendenza, Esistenza-Coscienza-Beatitudine. Kundalini-Shakti è qui perfettamente unita a Shiva, il Signore Supremo. In questo piano ogni differenza tra luce e oscurità, tra movimento e riposo, tra finito e infinito, tra essere e divenire, svanisce del tutto.
“Il nono chakra è chiamato Akasha o Akasha Chakra. Ha 16 petali e al centro c’è la Yoni suprema. Su questo si dovrebbe meditare come Supremo Vuoto, che si dice sia il luogo del Purnagiri Pitha. Dispone allo yogi tutte le siddhi.” Al centro di questo loto il Trikutakara (la triplice vetta), la Triplice Dea (la Yoni suprema), in cui sono Iccha, Jnana e Kryia, e Sat Cit Ananda. Questo centro prende anche il nome Purna- Giri-Pitha (cioè la sede della montagna più alta).
Qui la coscienza si trasforma pienamente in Coscienza Assoluta onnicomprensiva e onnipervadente, nella persona e nell’esperienza di Shiva, dell’Assoluto, non duale, dell’origine indifferenziata e pulsante del cosmo stesso.
Fonti bibliografiche:
Gorakh Sataka
Gorakh Vachana Sangraha
Siddha Siddhanta Paddhati
Philosophy of Gorakhnath di A.K.Banerjea