Advaita Satsang

advaita vedanta satsang a pesaro e su zoom venerdì ore 19-22

Advaita Satsang
ogni venerdì ore 19-22
a Pesaro e su Zoom

L’ Advaita o Non Dualità è il cuore e il principio della conoscenza sacra dell’India. Stabilito alla “fine dei Veda”, come compimento e scopo del pensiero religioso, è la sua escatologia, non promessa in una vita ulteriore o in un luogo migliore, ma qui e ora, nella dimensione vivente, come esperienza diretta e incrollabile della natura assoluta, immortale, trascendente del Sé. Questo Sè, l’Atman, è per sua natura identico al Brahman, all’Essere supremo, senza causa, senza azione, senza limiti, onnisciente, perfettamente libero. Questa non è una condizione ulteriore, ideale, o legata a una promessa, ma la natura propria e immediata della coscienza vivente. Il Sé quindi, questo è l’assunto, non è diverso (advaita) o non è mai separato dal Brahman. Ogni nome e forma assunti dal Divino, come i nomi e le forme assunti dall’io nei confronti dell’altro, sono opera di una illusione matrice di tutte le esperienze, che da questa impressione primaria derivano, a caduta. Ma la Liberazione (moksha) a cui aspira l’advaita deve demistificare la realtà e ritrovare la condizione costante, metafisica, che è invariata in tutte le esperienze variegate del molteplice. C’è in ogni circostanza un unico e costante conoscitore, senza forma, senza possibilità di essere veduto, che vede e conosce ogni cosa, che mai si sopisce e mai decade: l’ io-sono, la voce che risuona in ogni cellula e in ogni direzione del cosmo, dall’inizio, che abita ogni cosa. Come realizzarlo costantemente, senza cadere nei tranelli dell’io separato, ovvero dell’illusione (maya)? Che ruolo ha l’io empirico, e quale esperienza personale si verifica, e come la conoscenza prescritta dall’Advaita consente di pervenire alla non dualità?

In questo senso, il pensiero indiano possiede qualcosa di radicalmente diverso da qualsiasi religione. La religione stessa è un mezzo programmato per il proprio superamento e integrazione nella non dualità.

È un processo di guarigione da ogni conflitto interno ed esterno, la presa di coscienza radicale che nulla vincola la nostra esistenza, e nulla la precede o la definisce. Soltanto la piena presenza di sé, senza restrizioni o identificazioni, manifesta quella eterna presenza divina ricercata dal sentimento religioso, che si dà, chiara e autoevidente come una mela sul palmo della mano, dice Shankara, nel momento sempre presente, nell’amore incondizionato e nella consapevolezza senza distinzioni. Ogni cosa è piena di Dio, dice la Isha upanishad. Questo è il Dio da realizzare.

Noi leggeremo con umiltà e con determinazione i testi dell’ Advaita Vedanta. Ci immergeremo nelle Upanishad, su cui è fondato il pensiero della non dualità, e di cui Schopenhauer diceva che siano il più alto grado di espressione del pensiero filosofico. Leggeremo Gaudapada e Shankaracharya, i filosofi che hanno sviluppato gli strumenti conoscitivi appropriati a compiere questa ricerca. Quindi i testi tradizionali che esprimono in forma narrativa o poetica il sentimento della non dualità, come Ashravakra e Avadhuta Gita. Ci sarà occasione di conoscere le vite esemplari e non convenzionali dei mistici indiani che hanno realizzato la non dualità in tempi recenti. Tutto questo lo faremo con semplicità nel dialogo, senza pose accademiche né dogmatismi, interpretando e commentando liberamente, dal vivo, con la nostra intuizione e nell’ immediatezza, le formule antiche che invitano la coscienza all’ immediatezza della realizzazione di Sé.

Domenica 30 marzo seminario intensivo.
I satsang proseguiranno ogni venerdi dalle 19 alle 22 a Pesaro e su Zoom.

Informazioni e iscrizioni:
Seminario 30 marzo, ore 10-13 15-18. Quota promozionale di iscrizione 40 euro.
Percorso di Satsang settimanale: ogni venerdì ore 19-22. Singola lezione 30 euro, pacchetto ciclo di 10 incontri 250 euro.


Seminario 30 Marzo 2025: Vivekacūḍāmaṇi di Śaṅkara


Il Vivekacūḍāmaṇi (“Il Gioiello Supremo della Discriminazione”) è un testo fondamentale dell’Advaita Vedānta, attribuito al grande filosofo e mistico indiano Śaṅkara (VIII-IX secolo d.C.). Si tratta di un poema didattico, inteso per essere un manuale pratico per coloro che desiderano la Realizzazione dell’Atman. Con questa opera Śaṅkara espone il cammino verso la realizzazione del Sé (ātman) attraverso la discriminazione (viveka) tra il reale e l’irreale.
Per ricercare la Realizzazione sono necessari la nascita umana, il desiderio di liberazione (mumukṣutva) e la guida di un maestro spirituale (guru), quindi, per coloro che possiedono queste semplici qualifiche, si espone il metodo per discernere tra il Sé eterno e il fenomenico illusorio (māyā).
Argomento centrale nel testo è la distinzione tra il Sé (ātman), che è puro, eterno e immutabile, e il corpo-mente, che è transitorio. Śaṅkara guida il discepolo attraverso le pratiche di śravaṇa (ascolto delle scritture), manana (riflessione) e nididhyāsana (meditazione profonda) per realizzare la propria vera natura.

Affinché si realizzi la beatitudine della Liberazione, la pratica individuale è un fattore essenziale. La sola erudizione intellettuale non permette alcuna Liberazione, occorre impegnarsi in una profonda l’auto-indagine (Vichara), alla luce del percorso spirituale, che identifichi e risolva gli attaccamenti che condizionano la libertà naturale dell’essere.

Ha detto Ramana Maharshi a proposito del metodo esposto nel Vivekacudamani:
“L’istruzione del discepolo da parte del guru è espressa nel mahavakya “Tat Tvam Asi”, che dichiara l’identità del “Sé” e del “Supremo”. Il discepolo ha poi la fortuna di rimanere nello stato beato di Aham Brahman, (Io-Assoluto).
Risvegliare con ferma e continua vigilanza, la vera e consustanziale caratteristica dell’Atman, e che è espressa dal detto “Aham Brahmasmi: Io sono il Brahman” e “Brahmaivaham: Io sono il solo Brahman”, è chiamata nididhyasana o atmanusandhana che è la costanza nel Sé. Questo è altresì chiamato bakti, yoga e dhyana.Proprio come il burro è fatto dalla zangolatura del latte cagliato e il fuoco dall’attrito, così il naturale e immutabile stato di nirvikalpa samadhi è prodotto dalla ferma e vigilante concentrazione sul Sé, incessante come un continuo flusso d’olio.”

Il testo culmina con la realizzazione che l’Ātman individuale è identico a Brahman, la realtà assoluta, e che la liberazione (mokṣa) non è qualcosa da ottenere, ma la rivelazione della nostra essenza sempre presente.

Sempre nelle parole di Ramana: “Raggiungere questo stato di libertà dalla dualità è il vero scopo della vita, e soltanto chi lo ha raggiunto è un Jivanmukta, Liberato in vita, e non chi ha una semplice comprensione teorica. Chi è liberato è veramente libero di agire come vuole, e quando lascia il corpo rimane nella Liberazione.”

Il Vivekacūḍāmaṇi è una guida spirituale di inestimabile valore per chi ricerca la Liberazione, poiché unisce profondità filosofica e competenza pratica, rendendo accessibile ed efficace il messaggio dell’Advaita Vedānta.

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