Maha Mrtyunjaya Mantra e Satsang, ogni lunedì ore 21,30 su Zoom.
Per chi sente la presenza di Shiva, per chi la chiede, chi è perso chissà dove nel cosmo, per chiunque respira, per chi è solo, chi non abbastanza, per chi sente il bisogno, per chi sente il richiamo, per chi sente qualcosa, chi resta in ascolto, chi vibra, chi freme, chi geme, chi sospira, chi è stato sentito, chi se ne è dimenticato, chi ritrova se stesso, chi è finalmente perduto, chi è stato chiamato e chi è abbandonato, ferito, malato, per chi è rinato, chi è miracolosamente salvato, rinsavito o arreso… 108 Mantra per la guarigione, la conoscenza spirituale e la liberazione.
Lunedì ore 21,30 cantiamo i versi più belli della poesia mistica dei veda, inoltrandoci nel significato, nella musicalità, nel ritmo e nella potente vibrazione sonora che mettono in atto. È sempre un’ esperienza meravigliosa, piena di energia.
Gratuito e sempre aperto a nuovi iscritti.
Il Mantra Maha Mrityunjaya, dedicato a Rudra Shiva, si trova nel Rudra Namakam, inno dello Yajur Veda, e si rivolge al Signore di tutto ciò che vive, qui invocato come l’essenza invisibile che fa sbocciare i fiori in primavera, la potenza che anima e comanda ogni vivente, affinché come il frutto si stacca dal ramo, anche l’anima si distacchi dalla mortalità. Questa è la lettura più conosciuta. In alternativa, possiamo ricordare che nell’antichità si associava la caduta del frutto, la zucca, alla zucchificazione, cioè alla fine inevitabile dell’anima che non ha conosciuto la salvezza, o l’elevazione a Dio, come la fine naturale di un essere insenziente. E perciò, il mantra potrebbe ammonire a invocare l’immortalità, ovvero la possibilità di incontrare Dio, prima che l’anima incorra nella fine miserabile delle creature insenzienti, destinate a perire senza elevarsi all’immortalità.
Perciò è considerato un Mantra di guarigione, fisica e psichica, poiché la morte qui è intesa come l’avidya che fa decadere la coscienza dentro le spire della morte, a causa delle proprie azioni e per effetto dell’incoscienza di sé.
La morte è perciò espressione dell’ignoranza spirituale, dell’innata tendenza ad andare verso la propria rovina. Perciò il Mantra si conclude chiedendo che il Signore delle creature ci salvi dalla Grande Morte, quella che oscura la verità profonda dell’Atman, e di condurre il meditatore a conoscere l’immortalità, cioè la Presenza Divina in questa vita, per salvarla dalla miseria e dalla fine.
Ecco una storia poco conosciuta legata al grande saggio Vasistha e a Shiva, che si trova nei meandri delle tradizioni orali e nei frammenti di antiche scritture non canoniche.
La Maledizione di Vasistha e la Grazia di Shiva
Vasistha, uno dei sette grandi saggi (Sapta Rishi) e prete della famiglia reale di Ayodhya, era famoso per la sua conoscenza dei Veda e per la sua estrema calma e pazienza. Tuttavia, c’è un episodio oscuro nella sua vita che pochi conoscono, un evento che quasi lo portò alla distruzione, ma che alla fine fu la causa di un dono inestimabile da parte di Shiva.
La Storia
Si narra che, durante un periodo di grande difficoltà, Vasistha fu testimone della morte dei suoi figli per mano di Visvamitra, suo rivale.
Questo evento devastante mise alla prova la sua leggendaria pazienza. Travolto dal dolore e dalla rabbia, Vasistha si recò nella foresta per compiere austerità, cercando una via d’uscita dal suo tormento.Dopo anni di penitenze, la sua mente cominciò a vacillare. In preda alla disperazione, decise di suicidarsi.
Tentò diverse volte: prima si gettò da un precipizio, ma le rocce si trasformarono in fiori; poi si immerse in un fiume, ma l’acqua si ritrasse. Infine, decise di entrare in un fuoco sacrificale, ma le fiamme si spensero al suo tocco.
Fu allora che Shiva, il Signore della Distruzione e del Rinnovamento, apparve davanti a lui.
Shiva, conoscendo la sofferenza del saggio, gli parlò con compassione, ma anche con la severità di un maestro:“Vasistha, tu, che sei la personificazione della pazienza e della conoscenza, stai per cedere all’illusione del mondo materiale. Le prove e le tribolazioni fanno parte del gioco cosmico. È tuo dovere restare saldo, anche di fronte alla più grande delle sofferenze.”Vasistha, ancora in preda al dolore, rispose: “O Mahadeva, se anche un saggio come me può essere travolto dalla disperazione, quale speranza c’è per l’umanità? Mostrami una via per trascendere questo dolore”.
Shiva, con un sorriso enigmatico, rivelò un mantra segreto, conosciuto solo a pochi eletti, il Maha Mrityunjaya Mantra, il grande mantra che vince la morte.
Questo mantra, disse Shiva, avrebbe donato a Vasistha non solo la forza di superare qualsiasi difficoltà, ma anche il potere di guidare gli altri attraverso le tempeste della vita.
Recitando il mantra, Vasistha sentì la sua mente purificarsi e il suo dolore dissolversi come nebbia al sole. La sua fede nel dharma e nella verità venne restaurata, e con esso la sua capacità di guidare altri attraverso la conoscenza.
La maledizione del dolore che aveva colpito Vasistha si trasformò in una benedizione grazie alla grazia di Shiva.
Da quel giorno, Vasistha divenne non solo un saggio di grande conoscenza, ma anche un maestro di ineguagliabile compassione, capace di comprendere e alleviare le sofferenze degli altri.
Questa storia, benché poco conosciuta, sottolinea l’importanza del mantra e la misericordia di Shiva, il quale non solo distrugge, ma rinnova, portando coloro che lo seguono alla luce della conoscenza e della liberazione.
Hari Om Tat Sat
Om Namah Sivaya
(Per questa leggenda, grazie a Ishwara Giri Baba)
Il Maha Mrityunjaya Mantra
tryambakaṃ yajāmahe
sugandhiṃ puṣṭi-vardhanam
urvārukam iva bandhanān
mṛtyor mukṣīya māmṛtāt
Il mantra è un Anusthub Chanda, cioè un ordine perfetto di 8 + 8 + 8 + 8 = 32 sillabe. Si tratta di uno dei più antichi metri, composto da quattro pada (piedi) di 8 sillabe ciascuno. Se il Gayatri Chanda è dato per realizzare l’unione con Dio e ha la forma di Dio, l’Anustubh è per adorare Dio. Anustubh significa seguire ed è il metro della devozione.
Sukracharya (il pianeta Venere in astrologia, precettore di Dei e Asura, chiamato a istruire eroi del Mahabharata e dei Purana – ndt) insegnava così il significato del Mantra: “Il primo Pada significa: noi adoriamo o cantiamo le lodi del Signore Trayambaka. ‘Tryambaka’ è il nome di Shiva come il padre dei tre mondi – bhu loka, bhuva e Svarga. Egli è il padre e signore dei tre mandala- Surya, Soma e Agni mandala. Egli è Maheswara, il signore dei tre Guna – Satva, Rajas e Tamas. Egli è il Sadashiva, il signore dei tre tatvas – tatva Atma, Vidya tatva e Shiva tatva. Egli è il padre (causa e fonte) delle tre energie (agni) – Aavahaniya, Garhapatya e Dakshinagni. Egli è il padre di tutta la creazione fisica attraverso le tre murti bhuta – Prithvi (solido), Jala (liquido) e Tejas o agni (energia). Egli è il signore di i tre cieli creato dal predominio delle tre Guna – Rajas (Brahma), Satva (Vishnu) e Tamas (Shiva). Egli è il nirakara (Informe) Sadashiva, al di sopra del piano fisico, ed è il Maheswara. Questo è il primo piede del mantra (composto da otto sillabe). ”
“Il secondo Pada del mantra”, continua Sukracharya, “è ‘Sugandhim’ si riferisce alla fragranza di fiori che si diffonde in tutte le direzioni, e in modo simile Shiva è presente in tutta la creazione, animata e inanimata. In tutti i Bhùta (modi di esistenza), nei tre Guna (Satva, Rajas e Tamas), nei dieci indria (cinque Gyana-indria o sensi e cinque karma-indria o organi di azione), in tutti i Deva ( fonti di tutta la manifestazione) e dei Gana (schiere di semidei), Shiva esiste e pervade ciascuno come Atma luminoso (anima) ed è la loro essenza.
Quindi ‘Pustivardhanam’ è così spiegato. Quello spirito che dimora all’interno (atman), lo Shiva Purusha è il vero Sostegno di Prakriti (e non viceversa). A partire dal mahatatva (lo stato primordiale di materia / energia) fino alle singole parti della creazione, tutto il sostegno degli esseri creati (sia animati che inanimati) è dato dall’incorruttibile Purusha. Tu, io, Brahma, Vishnu, i Muni, Indra e persino i Deva sono mantenuti e sostenuti (dall’Atma, che è Shiva). Dal momento che il Purusha (atma – Shiva) è il sostegno di Prakriti (corpo / natura), egli è ‘Pusti-Vardhana’”.
Dopo aver spiegato le prime due Pada del mantra, Sukracharya continua a spiegare i restanti due Pada. “I seguenti due Pada (composti da sedici sillabe) significano: Prabhu! proprio come la zucca matura è separata dalla schiavitù della pianta, allo stesso modo possiamo essere liberati dalla morte per amore della liberazione (Moksha). Rudra è Amrita (il nettare dell’immortalità). Quelli che lo adorano con un buone azioni, meditazione, contemplazione, preghiera e lode, sicuramente avranno nuova vita e vigore. La forza della verità (di questo mantra) è tale che Shiva definitivamente libererà il devoto dalla schiavitù della morte, concedendo la liberazione, Moksha.
Questo è il mantra Mritasanjivani e ha il potere di ridare la vita e di salvare dalla morte e dai più grandi mali.
La partecipazione alla meditazione del Maha Mrityunjaya e gratuita e sempre aperta a nuovi iscritti.
Per iscriversi è sufficiente comunicare la priopria adesione via mail o messanger e si riceveranno le informazioni per collegarsi alla riunione Zoom.