Seminario. Domenica 23 Febbraio, h.15.00 – 19.00
Shiva è il distruttore delle illusioni, colui che protegge gli eremiti, gli asceti, coloro che vivono distaccati dal mondo. Shiva è il Dio supremo, la liberazione, il padre e la madre celesti, il grande Yogi, la coscienza suprema, la non dualità, l’immortale, il Signore degli Dei e di tutti gli esseri.
“Mi inchino a te, che hai l’estensione dello spazio. Tu che hai l’aspetto di un eremita dai capelli intrecciati, con il bastone tra le mani, il ventre magro e la ciotola delle elemosine. Mi prostro a Te che sei la purezza. Tu che porti il tridente, che sei il Signore degli Dei, Tu che hai tre occhi, che sei lo spirito supremo, che sei coperto di ceneri e itifallico. Mi inchino a Te, Signore Rudra! La mezza luna adorna la tua fronte, il serpente avvolge il tuo collo, tu che impugni l’arco e il tridente. Mi inchino a Te, dall’aspetto feroce. Tu sei l’anima di tutte le creature. Tu sei il creatore e il distruttore di tutti gli esseri. Tu sei senza ira, senza inimicizia, senza attaccamento. Mi inchino a Te che sei l’immagine della Pace!” [descrizione di Shiva nel Mahabharata – Santi Parva, XLVIII]
Chi è il signore degli Dei, il Mahadeva, perché il Grande Yogi può essere definito il Signore degli Dei? A partire dalle immagini dello Shamano primordiale e dei suoi attributi, evocatore dei mondi invisibili, guardiano, mago e psicopompo, il Signore degli animali, ci incammineremo nel sentiero che parte dall’eternità, cioè la più remota preistoria, fissata in un tempo infinito, prima che il tempo degli uomini avesse iniziato a scandire il mondo. Ci immetteremo lungo la via religiosa e il sentiero nascosto e contorto del’estasi, la via esoterica e misterica, la via stretta e paradossale, nel percorso (im)possibile da e verso il Dio dell’estasi, il Dio straniero e mendicante, fuori dalle caste, il liberatore, l’origine nascosta di tutto.
E che cos’è dunque l’estasi, lo Shiva tattwa, la qualità della presenza di Shiva. Come si manifesta l’unione non duale, e come si dischiude la potenza, Shakti, che emana la creazione. Quali sono le immagini del Dio supremo, la sua devozione, le sue realizzazioni.
Infine, consapevoli di non sapere, ma con la speranza di aver colto un’intuizione, una visione remota, e di poterla trattenere nel cuore, attraverseremo alcune letture che raccontano ed evocano la Sua presenza, nella dimensione religiosa e in quella spirituale. Allargando lo sguardo, dove la visuale è diventata più ampia, incontreremo anche il greco Dioniso e i Misteri dei suoi iniziati, cercando si individuare l’archetipo che ha istruito la visione religiosa dei tempi successivi, sempre restando abitatore della selva, o della vetta inaccessibile, come testimone e ideale perfetto, unità indivisibile del Sé, immagine vivente del divino, sempre presente.
Gli yogi, per queste ragioni, sono devoti di Shiva come forma dell’ ideale supremo da conseguire attraverso l’ascesi. L’immagine di Dio può essere interiorizzata, riconosciuta al proprio interno, come ideale a cui tendere con devozione e ardore, per essere infine infine realizzata initerrottamente come la Presenza di Shiva, anima vivente e eterna dell’individuo, Atman, percezione primordiale dell’essere, luogo dell’”io sono”, soggetto assoluto di tutto il divenire. Immagine del fuoco dell’energia perenne, l’osservatore, il lume della coscienza, il lingam, l’origine e la distruzione dell’esistente – fuoco che va custodito con cura, che distrugge il piano materiale o lo purifica e lo trasforma… Perciò gli yogi dicono che il Lingam che deve essere adorato, ma meglio, prima conosciuto e poi adorato, è il lingam interiore, quello sottile. Ci sono diversi livelli nella Bhakti: la forma antropomorfa esteriore, il dio dipinto nelle immagini religiose, che porta una certo merito, lo Shivalingam, espressione pura al di là della forma, che porta un merito infinitamente superiore (se compreso), fino alla presenza interiore, senza forma, che porta la liberazione, lo stato di identità con Shiva.